Collaboratori

martedì 26 luglio 2011

Scorporo




Si spezzano le vertebre. Lo sforzo è disumano. L'ascoltatore incredulo si copre gli occhi. Gli occhi. Caduti gli occhi rimbalzano sul pavimento. Li sento roteare intorno alle sue scarpe.
Si scuciono le vene. Come coriandoli monocolori le mie piastrine. L'aria si condensa in un affresco. Fumata bianca. Applaudono dal pubblico. Assolo solitario e inconcludente. nessuno che ti ascolta. Nessuno che ti ama. Prendi il cuore in mano fratello insano. Prendilo e colpisci il tuo avversario in pieno viso. Strappagli di dosso quel sorriso.
Senti il mio distribuire follia senza motivo. Senza un valido motivo. Che sia per te conforto o presa in giro. Che possa mai valer qualcosa. Ma io mio sto disintegrando nella mia immobilità. Io che senza aver creduto vedo in te un'identità. Spingimi giù. Spingimi dove non mi troverai. Claustrofobico deserto di slealtà. Questo paradiso incerto in un inferno di realtà. Mordimi più in giù. Mangia lo stomaco che mi consumerà. Di organo in organo suona la tua melodia mentre cado inerme a terra. E il pubblico si alzerà in piedi. E tutto il mondo vedrà ciò che tu vedi. E tutto il mondo insieme a te. Spingimi giù. Spingimi dove non mi troverai.

lunedì 4 luglio 2011

Onderod



La strada. La pioggia. Le buche. L'acqua che fa le pozzanghere. La strada. Lamiere. L'incenso dalle marmitte. La strada. Sempre la strada. Mi siedo. Sul ciglio che è meglio. Le sfioro. Ai centonovanta mi passano accanto. Non dormo mai. Presto attenzione. Non dormo mai. Resto in attesa. Di qualche frenata che lasci dei segni. Quelli neri lunghi qualche metro. Presente? C'è chi si farà male. Futuro? Sempre peggio. Piove. Mi bagno. A me non importa. Ho starnutito mezz'ora anche sotto la doccia. Acqua non potabile che innaffia la mia pelle. Mi piscerò sui piedi. Prima che lo facciate voi. Prima che cominci. Quel tremolio da anzianità. Ah. Lo sapete. Sapete cos'è. Ma non come evitarlo. La strada fa per me. La strada non distingue. Tra chi ha i gemelli al polso e chi una canottiera. La strada miete vittime anche casual. Ci fa un po' tutti uguali. Del tipo accartocciati. Scuotete la testa e intanto piove.

E c'è chi va di fretta. Chi va all'inferno in bicicletta. E c'è chi non tornerà. Chi ha già pagato il dazio.

C'è chi si siede e attende. Chi non si arrende.

Mai.

Cosa cerchi.

Allora, ho appena letto un articolo del 27 maggio pubblicato su www.emmebiweb.com.
Argomento: le parole più cliccate su Google di questa prima parte del 2011.
Ecco la classifica:

2011

  1. Grande fratello
  2. Napoli calcio
  3. Processo breve
  4. Libia
  5. Ballando con le stelle
  6. Isola dei famosi
  7. Giappone
  8. Forum
  9. Derby di Milano
  10. Terremoto

Ora. A parte il fatto che, come dire, si commenta da sola. Ma c'è di peggio. Nel 2010, tra le parole più ricercate, abbiamo: Chatroulette, Sarah Scazzi, Waka Waka etc.
La spiegazione è una e trina: cazzi, morbosità e morte. Il resto ruota intorno a due palle.
Ma Forum. Forum. Forum è quanto di peggio possa esistere.
Però esiste. Perché il peggio esiste sempre. Il meglio o il migliore sono sempre così, presi sottogamba, guardati con sospetto.
Ma non parliamo di inutilità. O meglio, concentriamoci su altre inutilità.
Non amo la retorica, non amo la critica da maestrina saputella: non lo sono, nè mai lo sarò.
Non mi sento in minoranza, anche se lo sono, perché so che circolano parecchi cervelli in Italia e nel mondo, ed il mio non è niente di che.
Però una cosa lasciatemela dire: Forum, cazzo, no.

mercoledì 15 giugno 2011

Cani.


E ci insegnano a vivere come vivono i cani.

Leccando gli avanzi della vita degli altri.

Chiedendo carezze alle mani dei passanti.

Perché è nata con noi la ricerca della cura.

La voglia di urlare che chiamiamo vita.

E la libertà che ci gonfia i sogni.

Arriverà il giorno in cui partoriremo gioie.

In cui troveremo la luce nelle fogne.

Stretti intorno ai mondi di plastica sulle spiagge.

martedì 14 giugno 2011

L'estate magra del '96



Io no. Non l'ho mai fatto. Giocare coi dadi dico.

Ho sempre guardato il mio amico. Lui li batteva tutti. Avversari su avversari. Ogni tanto anche qualche avversaria. L'ho so per sentito dire perché non voleva che li guardassi. Parlava di concentrazione. Imbarazzo. Vergogna. Salivano in camera sua e non scendevano prima di sera. Io rimanevo di sotto. In salotto. Guardavo la televisione. Puntavo sui documentari dove il parlato non era importante.

Il loro agonismo riempiva le stanze. Quando scendevano non si parlavano. Uno alla volta occupavano il bagno, chiudevano a chiave e lì si asciugavano. Quanto sudore nei loro vestiti.

Lei che i capelli li aveva tagliati aveva parrucche ogni giorno diverse. Oggi era verde. Ieri era viola, come il suo nome di battesimo prima di rimanere sola. Da non credere. Poi ci credetti.

Lui la scopava di brutto. Lei si faceva nel braccio. Loro giocavano a dadi solo in presenza di altre persone.

Come alla festa del pallido Jerico quando puntarono tutto sul due. Vinsero qualche cassetta di birra ed un adesivo dei Cannibal Corpse. Poi come sempre sparirono. E come sempre ansimarono. Io non li udì quella notte. Ma li ho ascoltati per ore, per giorni in quei giorni vissuti da soli.

Però non l'ho mai fatto. Sbirciare intendo. Ce l'ho la tentazione, mi manca la follia. Se poi se ne accorgessero? E se me lo chiedessero? Io comodo sul letto a compiacerli non ci sto. Magari a masturbarmi mentre giocano coi dadi. Non voglio che si pensi che son matto o senza senno o con problemi o senza sonno o che mi evitino perché lo sanno.

Lei fa la commessa. In un discount per sordomuti. Non ha mai fatto un corso. Nemmeno di sopravvivenza. Che un po' gli servirebbe. Anche se sembra cavarsela bene. La siringa. Però gli resta il buco. E il buco è fatto per essere riempito. Se no rimane un vuoto. E il vuoto è segno di disagio. Invece lei sta bene. Dice sempre che ha fame e non mangia mai niente. Solo qualche acido ma sempre di nascosto. E solo a fine mese che si svendono gli avanzi. Gli sbalzi invece li ha un po' tutti i giorni. Umori che s'intrecciano. Gambe che s'intrecciano. Tende che s'intrecciano. Calzini che si sfilano. Cadono ai piedi del letto insieme alle sue ginocchia.

L'estate magra del '96 non vide la pioggia bagnare le guance.

mercoledì 8 giugno 2011

La festa è finita. Andate in pace. Harem.

Sir Mitchell

Una fetta troppo grossa di torta. L'hai tagliata pure storta. No. Non ci siamo. Smettete di suonare il campanello. Sono andati tutti via. Tutti compreso me.

Attenzione. Attenti al cane e al padrone. Ironia di scarsa fattura. Se ridete non sarete più miei amici. Una festa dite? Di certo non qui. Ma potremmo sempre farla.

Tu con un alito così non puoi entrare manco morto. Che dal fetore già lo sembri. Chissà se puzzerai poi. Dico una volta che sarai risorto.

Tutti dentro a sbrandellarsi. Penetratemi anche i muri. Con i vostri peni flaccidi sorretti solo da due dita. Con la vita spalmata sul palmare. Vincerà un premio chi imiterà un gesuita. Stavo scherzando. Ridatemi le spine. Foglie. Gambi. I fiori son delle vicine. Portaglieli tu che ti sei ferito in testa.

Alzi una mano chi vuol continuar la festa. Cazzo un plebiscito. Mica me l'aspettavo. Ma ora che è arrivato toccherà farlo anche entrare. Porta dentro tutte le tue paure. Bravo, così, imbevile per bene nel Jack Daniel's. Mettile ad asciugare. Datti uno schiaffo sul muso. Guardale al vento ondeggiare. Datti uno schiaffo sul muso. Fai una giravolta. Falla un'altra volta. Sembri John Travolta. Vai di rivoltella. Butta pure quella. E' una filastrocca. Non c'è niente che fila. A parte questi ragni. Che mi han riempito casa. Ed io sto delirando. E non è cosa buona. Ma forse è quella giusta. Vedrai, tutto s'aggiusta. Vedrai,tutto s'aggiusta. Vedrai tutto... Bang!

Troppo tardi.

La festa è finita. E pure la vodka.


lunedì 6 giugno 2011

adDio (La gelosia del sasso)

Yin & Yang by Jody*Pinge


Mi hai sorriso. Ti ho sorriso. Ti ho guardata. Mi hai capito.

Poi di colpo il disinnesco.

Lui compare. Tu scompari. Io nascondo i sentimenti. Lui ti parla ma non senti. I pensieri miei scolorano.

Lui lo vedo, ha le unghie troppo sporche. Mi domando. Ti rispondi.

Lui ti ama. Tu lo odi. Io lo odio. Tu mi ami. Non lo so ma io lo so.

Cosa fare. Si, cammino. Un po' all'indietro con passo leggero. Non mi guardare, non mi guardare! Lui se ne accorge e ti chiede che c'è. Sbaglia domanda. Sbaglia un po' tutto. Riesce a sporcarsi col cappuccino.

Io me ne vado che è meglio così. Tu sei agitata. Io imbarazzato. Sai sono timido. Si che lo sai.

Ciao, arrivederci, mi spiace è un addio.

Giù dalla rupe.

Un bacio anche a Dio.