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lunedì 4 luglio 2011

Onderod



La strada. La pioggia. Le buche. L'acqua che fa le pozzanghere. La strada. Lamiere. L'incenso dalle marmitte. La strada. Sempre la strada. Mi siedo. Sul ciglio che è meglio. Le sfioro. Ai centonovanta mi passano accanto. Non dormo mai. Presto attenzione. Non dormo mai. Resto in attesa. Di qualche frenata che lasci dei segni. Quelli neri lunghi qualche metro. Presente? C'è chi si farà male. Futuro? Sempre peggio. Piove. Mi bagno. A me non importa. Ho starnutito mezz'ora anche sotto la doccia. Acqua non potabile che innaffia la mia pelle. Mi piscerò sui piedi. Prima che lo facciate voi. Prima che cominci. Quel tremolio da anzianità. Ah. Lo sapete. Sapete cos'è. Ma non come evitarlo. La strada fa per me. La strada non distingue. Tra chi ha i gemelli al polso e chi una canottiera. La strada miete vittime anche casual. Ci fa un po' tutti uguali. Del tipo accartocciati. Scuotete la testa e intanto piove.

E c'è chi va di fretta. Chi va all'inferno in bicicletta. E c'è chi non tornerà. Chi ha già pagato il dazio.

C'è chi si siede e attende. Chi non si arrende.

Mai.

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