Collaboratori

mercoledì 15 giugno 2011

Cani.


E ci insegnano a vivere come vivono i cani.

Leccando gli avanzi della vita degli altri.

Chiedendo carezze alle mani dei passanti.

Perché è nata con noi la ricerca della cura.

La voglia di urlare che chiamiamo vita.

E la libertà che ci gonfia i sogni.

Arriverà il giorno in cui partoriremo gioie.

In cui troveremo la luce nelle fogne.

Stretti intorno ai mondi di plastica sulle spiagge.

martedì 14 giugno 2011

L'estate magra del '96



Io no. Non l'ho mai fatto. Giocare coi dadi dico.

Ho sempre guardato il mio amico. Lui li batteva tutti. Avversari su avversari. Ogni tanto anche qualche avversaria. L'ho so per sentito dire perché non voleva che li guardassi. Parlava di concentrazione. Imbarazzo. Vergogna. Salivano in camera sua e non scendevano prima di sera. Io rimanevo di sotto. In salotto. Guardavo la televisione. Puntavo sui documentari dove il parlato non era importante.

Il loro agonismo riempiva le stanze. Quando scendevano non si parlavano. Uno alla volta occupavano il bagno, chiudevano a chiave e lì si asciugavano. Quanto sudore nei loro vestiti.

Lei che i capelli li aveva tagliati aveva parrucche ogni giorno diverse. Oggi era verde. Ieri era viola, come il suo nome di battesimo prima di rimanere sola. Da non credere. Poi ci credetti.

Lui la scopava di brutto. Lei si faceva nel braccio. Loro giocavano a dadi solo in presenza di altre persone.

Come alla festa del pallido Jerico quando puntarono tutto sul due. Vinsero qualche cassetta di birra ed un adesivo dei Cannibal Corpse. Poi come sempre sparirono. E come sempre ansimarono. Io non li udì quella notte. Ma li ho ascoltati per ore, per giorni in quei giorni vissuti da soli.

Però non l'ho mai fatto. Sbirciare intendo. Ce l'ho la tentazione, mi manca la follia. Se poi se ne accorgessero? E se me lo chiedessero? Io comodo sul letto a compiacerli non ci sto. Magari a masturbarmi mentre giocano coi dadi. Non voglio che si pensi che son matto o senza senno o con problemi o senza sonno o che mi evitino perché lo sanno.

Lei fa la commessa. In un discount per sordomuti. Non ha mai fatto un corso. Nemmeno di sopravvivenza. Che un po' gli servirebbe. Anche se sembra cavarsela bene. La siringa. Però gli resta il buco. E il buco è fatto per essere riempito. Se no rimane un vuoto. E il vuoto è segno di disagio. Invece lei sta bene. Dice sempre che ha fame e non mangia mai niente. Solo qualche acido ma sempre di nascosto. E solo a fine mese che si svendono gli avanzi. Gli sbalzi invece li ha un po' tutti i giorni. Umori che s'intrecciano. Gambe che s'intrecciano. Tende che s'intrecciano. Calzini che si sfilano. Cadono ai piedi del letto insieme alle sue ginocchia.

L'estate magra del '96 non vide la pioggia bagnare le guance.

mercoledì 8 giugno 2011

La festa è finita. Andate in pace. Harem.

Sir Mitchell

Una fetta troppo grossa di torta. L'hai tagliata pure storta. No. Non ci siamo. Smettete di suonare il campanello. Sono andati tutti via. Tutti compreso me.

Attenzione. Attenti al cane e al padrone. Ironia di scarsa fattura. Se ridete non sarete più miei amici. Una festa dite? Di certo non qui. Ma potremmo sempre farla.

Tu con un alito così non puoi entrare manco morto. Che dal fetore già lo sembri. Chissà se puzzerai poi. Dico una volta che sarai risorto.

Tutti dentro a sbrandellarsi. Penetratemi anche i muri. Con i vostri peni flaccidi sorretti solo da due dita. Con la vita spalmata sul palmare. Vincerà un premio chi imiterà un gesuita. Stavo scherzando. Ridatemi le spine. Foglie. Gambi. I fiori son delle vicine. Portaglieli tu che ti sei ferito in testa.

Alzi una mano chi vuol continuar la festa. Cazzo un plebiscito. Mica me l'aspettavo. Ma ora che è arrivato toccherà farlo anche entrare. Porta dentro tutte le tue paure. Bravo, così, imbevile per bene nel Jack Daniel's. Mettile ad asciugare. Datti uno schiaffo sul muso. Guardale al vento ondeggiare. Datti uno schiaffo sul muso. Fai una giravolta. Falla un'altra volta. Sembri John Travolta. Vai di rivoltella. Butta pure quella. E' una filastrocca. Non c'è niente che fila. A parte questi ragni. Che mi han riempito casa. Ed io sto delirando. E non è cosa buona. Ma forse è quella giusta. Vedrai, tutto s'aggiusta. Vedrai,tutto s'aggiusta. Vedrai tutto... Bang!

Troppo tardi.

La festa è finita. E pure la vodka.


lunedì 6 giugno 2011

adDio (La gelosia del sasso)

Yin & Yang by Jody*Pinge


Mi hai sorriso. Ti ho sorriso. Ti ho guardata. Mi hai capito.

Poi di colpo il disinnesco.

Lui compare. Tu scompari. Io nascondo i sentimenti. Lui ti parla ma non senti. I pensieri miei scolorano.

Lui lo vedo, ha le unghie troppo sporche. Mi domando. Ti rispondi.

Lui ti ama. Tu lo odi. Io lo odio. Tu mi ami. Non lo so ma io lo so.

Cosa fare. Si, cammino. Un po' all'indietro con passo leggero. Non mi guardare, non mi guardare! Lui se ne accorge e ti chiede che c'è. Sbaglia domanda. Sbaglia un po' tutto. Riesce a sporcarsi col cappuccino.

Io me ne vado che è meglio così. Tu sei agitata. Io imbarazzato. Sai sono timido. Si che lo sai.

Ciao, arrivederci, mi spiace è un addio.

Giù dalla rupe.

Un bacio anche a Dio.